Questo inverno, dopo parecchi anni di silenzio, è ritornato sugli altari della cronaca il problema dell’inquinamento da polveri sottili, in particolare le PM10.
Di conseguenza si è fatto un gran dibattere su quali iniziative intraprendere in attesa di tempi migliori, ovvero di tempo migliore, che poi paradossalmente significa pioggia o vento.
Certo, la situazione è migliorata rispetto ad una decina di anni fa (lo svecchiamento del parco auto circolante ha dato una grossa mano), ma la soglia dei 35 giorni viene sistematicamente superata ogni anno e nel 2015 si è andati oltre i 90 giorni. Quindi che fare?
Una delle soluzioni praticate durante l’emergenza è quella del blocco del traffico, osteggiata da molti Amministratori che non la ritengono efficace. Infatti sul lungo periodo non lo è, ma per lo meno permette di abbassare le medie giornaliere. Ovviamente si tratta di una soluzione più facilmente attuabile laddove esiste un servizio pubblico di trasporti capillare ed efficiente, ma almeno nelle giornate festive potrebbe essere applicata ovunque. Fatto sta che dalle nostre parti non se ne sente più parlare.
E allora a tutti i livelli istituzionali si dice che la soluzione può solamente essere di tipo strutturale. Siamo assolutamente d’accordo, ma poi riscontriamo che le scelte fatte in tema di trasporti a livello regionale non vanno in questa direzione: vedi Pedemontana e Brebemi, avanti ad ogni costo, ed Arcisate-Stabio che sta avendo una gestazione a dir poco scandalosa.
Ma le soluzioni strutturali devono essere applicate anche localmente e una di queste può essere l’introduzione delle zone 30.
Tra l’altro ci chiediamo se il progetto di nuova viabilità, in fase di sperimentazione da un anno nel centro a Cassano Magnago, possa contribuire a migliorare la qualità dell’aria. A nostro avviso no!
In primo luogo si riscontrano lunghe code nelle ore di punta, il che comporta un aumento delle emissioni, ma soprattutto riteniamo che l’obiettivo di diminuire gli inquinanti dovuti al traffico possa essere raggiunto anche stimolando la mobilità alternativa all’uso dell’automobile, invece, tutti i nostri appelli a prevedere semplicemente delle piste o corsie ciclabili, sembrano essere caduti nel vuoto.
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